Maurits Cornelis Escher
Era un grafico olandese, un artista, un incisore di straordinario talento, ma non studiava matematica o geometria, né aveva particolari conoscenze scientifiche. Al contrario, la sua carriera scolastica fu decisamente poco brillante. Eppure, nel 1961 la prestigiosa rivista americana Scientific American, punto di riferimento nel mondo accademico, pubblicò un articolo sull'arte matematica di Escher, mettendo in copertina un'opera. Come è possibile? Le sue opere, che sembrano plasmare le armonie della natura, hanno attirato l'attenzione di molti matematici di tutto il mondo. Quando arrivò in Italia rimase affascinato dalla bellezza e dalla varietà del paesaggio. Le sue illusioni visive che ingannano la percezione, le trasformazioni di forme geometriche che diventano pesci, uccelli o altri strani animali, nascono proprio dal desiderio di rappresentare in forma visibile la complessità e la regolarità del mondo che ci circonda. Poi, nel 1936, durante il suo secondo viaggio in Spagna all'Alhambra, scoprì la capacità degli arabi di decorare superfici con forme geometriche che possono essere replicate all'infinito, e fu per lui una vera e propria illuminazione.
Il legame tra Escher e la scienza è quindi indissolubile; l'artista, attraverso il linguaggio dell'arte, ha colto l'anima razionale dell'universo e l’ha rappresentate. Gli studiosi, da parte loro, affascinati dal poter "vedere" le leggi della matematica e della geometria, sono sempre stati colpiti dal suo lavoro. E l'arte e la scienza, grazie a lui, arrivano a parlare la stessa lingua.